Il 13 maggio 1978 il Parlamento italiano approvò definitivamente la legge 180/1978, conosciuta come legge Basaglia, che con la chiusura dei manicomi rappresentò la fine dell’era degli ospedali psichiatrici in Italia, regolamentò il Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) e istituì i servizi di igiene mentale pubblici; rendendo l’Italia un modello unico in Europa.
In occasione del 40 anniversario dell’approvazione di quella legge Legacoop Estense – in collaborazione con Associazione Idee in Circolo, Circolo Culturale Left e la Rete degli studenti medi di Modena – promuove un incontro pubblico di presentazione del libro “MORIRE DI CLASSE. La condizione manicomiale fotografata da F.Cerati e G.Berengo Gardini”. All’iniziativa, in programma giovedì 4 ottobre alle ore 18 presso Lo Spazio Nuovo di Via IV Novembre 40/H a Modena, interverranno Sergio Serra, di Duemilauno Agenzia Sociale di Trieste, e il Dott. Fabrizio Starace Direttore del Dipartimento di Salute Mentale – Modena.
Pubblicato per la prima volta nel 1969 e recentemente ristampato da Duemilauno Agenzia Sociale di Trieste, il libro è il drammatico e toccante reportage fotografico di un viaggio dentro ad alcuni manicomi italiani. Sono immagini di una parte della storia italiana per decenni dimenticata: quella di uomini e donne, fantasmi per la società, che questi scatti hanno contribuito a far conoscere, suscitando quel movimento di opinione che avrebbe portato nel 1978 a far approvare la legge 180. Scatti che ancora oggi, a 40 anni di distanza, mantengono immutata la loro carica sconvolgente per le coscienze e invitano a non chiudere mai gli occhi.
In un’intervista televisiva Franco Basaglia dichiarò «Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione.» Ed è questo uno dei principali impegni, da sempre, della cooperazione sociale e delle tante associazioni che operano quotidianamente per rendere più dignitosa la vita di persone particolarmente fragili; un impegno tanto più indispensabile in un periodo storico in cui la mancata, o distorta, conoscenza delle cose rischia di rendere diversità e fragilità un problema da rimuovere.